Un bagliore
No one knows what it's like / to be the bad man / to be the sad man...
The Sandman, Neil Gaiman sul comodino.
Nessuno sa come ci si sente... nemmeno io.
L'essere ombra, figura che cammina tra altre figure così sicure!
Oggi, come ogni giorno, lo stesso giorno.
Il cervello continua a parlare, da solo per lo più, anzi no, mi disturba, mi costringe ad analizzare, controllare, incasellare e sistemare, dotando tutto di un significato adeguato, ogni singolo, laconico, inutile istante, illudendosi così di rendere questa vita più significativa e importante e per poi cadere sempre ed inesorabilmente nell'accettazione della mediocrità.
E' in loop: dal trionfo sull'Apocalisse alla banalità del riso in bianco.
Dentro di me c'è tutto, un agglomerato ribollente di melassa, un bolo di gesti, fatti, visi, sentimenti che borbottano e gorgogliano, sgomitando per trovare il loro giusto posto.
Elenchi, tanti elenchi. Di nomi, aggettivi, sinonimi, cose da comprare al supermercato, idee, cose da fare, buoni propositi, abiti da rammendare, ma anche critiche, invidie, "vorrei ma", "ma guarda quello". E poi amici, in elenchi virtuali, molti lontani, pochi veri. E tutte le cose nel lungo elenco del "se fossi io a comandare!" Ah, cosa farei... Non lo so, dovrei scrivere un elenco.
Ora, così, su due piedi, a quest'ora, non ho tempo... Elenchi di scuse. Di quelle ne ho a pacchi. Per giustificare me stessa ai miei stessi occhi, per esser così assolutamente inadeguata, banale, (anche un po' invecchiata e pienotta attualmente), sciatta, poco ironica, rancorosa, pigra.
Altro elenco.
Nessuno sa come ci si sente, penso. Potrei proseguire per ore a lagnarmi della mia mediocrità, trovando tonnellate di sinonimi per ridire ciò che da anni ho già scritto in decine di canzoni e poesie mai pubblicate, per debolezza, sfiducia, pessimismo, scarsa autostima o sfida.
Un bagliore che ferisce l'occhio ma ti scalda il cuore.
Questo sono io. L'equivalente di un sogno.
The Sandman di Neil Gaiman è sempre sul comodino.
The Sandman, Neil Gaiman sul comodino.
Nessuno sa come ci si sente... nemmeno io.
L'essere ombra, figura che cammina tra altre figure così sicure!
Oggi, come ogni giorno, lo stesso giorno.
Il cervello continua a parlare, da solo per lo più, anzi no, mi disturba, mi costringe ad analizzare, controllare, incasellare e sistemare, dotando tutto di un significato adeguato, ogni singolo, laconico, inutile istante, illudendosi così di rendere questa vita più significativa e importante e per poi cadere sempre ed inesorabilmente nell'accettazione della mediocrità.
E' in loop: dal trionfo sull'Apocalisse alla banalità del riso in bianco.
Dentro di me c'è tutto, un agglomerato ribollente di melassa, un bolo di gesti, fatti, visi, sentimenti che borbottano e gorgogliano, sgomitando per trovare il loro giusto posto.
Elenchi, tanti elenchi. Di nomi, aggettivi, sinonimi, cose da comprare al supermercato, idee, cose da fare, buoni propositi, abiti da rammendare, ma anche critiche, invidie, "vorrei ma", "ma guarda quello". E poi amici, in elenchi virtuali, molti lontani, pochi veri. E tutte le cose nel lungo elenco del "se fossi io a comandare!" Ah, cosa farei... Non lo so, dovrei scrivere un elenco.
Ora, così, su due piedi, a quest'ora, non ho tempo... Elenchi di scuse. Di quelle ne ho a pacchi. Per giustificare me stessa ai miei stessi occhi, per esser così assolutamente inadeguata, banale, (anche un po' invecchiata e pienotta attualmente), sciatta, poco ironica, rancorosa, pigra.
Altro elenco.
Nessuno sa come ci si sente, penso. Potrei proseguire per ore a lagnarmi della mia mediocrità, trovando tonnellate di sinonimi per ridire ciò che da anni ho già scritto in decine di canzoni e poesie mai pubblicate, per debolezza, sfiducia, pessimismo, scarsa autostima o sfida.
Un bagliore che ferisce l'occhio ma ti scalda il cuore.
Questo sono io. L'equivalente di un sogno.
The Sandman di Neil Gaiman è sempre sul comodino.